Consigli di lettura

selezione a cura del Team Biblioteca

Victoria Mas, Il ballo delle pazze

Parigi. 1885. A fine Ottocento l’Ospedale della Salpêtrière è né più né meno che un manicomio femminile. Certo, le internate non sono più tenute in catene come nel Seicento, vengono chiamate “isteriche” e curate con l’ipnosi dall’illustre dottor Charcot, ma sono comunque strettamente sorvegliate, tagliate fuori da ogni contatto con l’esterno e sottoposte ad esperimenti azzardati e impietosi. […]

In realtà buona parte delle cosiddette alienate sono donne scomode, rifiutate, che le loro famiglie hanno abbandonato in ospedale per sbarazzarsene. […]

Le internate, benché molto diverse, tutte hanno chiara una cosa: la loro sorte è stata decisa dagli uomini, dallo strapotere che gli uomini hanno sulle donne. A sconvolgere e trasformare la loro vita sarà “il ballo delle pazze”, ossia il ballo mascherato che si tiene ogni anno alla Salpêtrière, a cui viene invitata la Parigi bene.

In quell’occasione, mascherarsi farà cadere le maschere.

 

Isabelle Allende, Donne dell’anima mia

 

Con leggerezza e ironia, Isabel Allende rievoca momenti del passato e indugia sul presente per raccontarci le ragioni del suo femminismo. L’autrice parte […] dalla sua infanzia e adolescenza passate nella cornice di una rigida struttura patriarcale. 

“Credo che all’origine della mia ribellione contro l’autorità maschile ci fosse la condizione di […] mia madre, abbandonata dal marito in Perù insieme a due bambini ancora con il pannolino e un neonato in braccio. […] La mia idiosincrasia nei confronti del machismo cominciò […] vedendo mia madre e le domestiche della casa come vittime, senza mezzi né voce. […] Il senso di frustrazione era così forte da avermi impresso in modo indelebile l’ossessione per la giustizia e il rifiuto viscerale nei confronti del machismo”. 

L’istinto di ribellione è una sorta di reazione naturale al maschilismo imperante intorno all’autrice che genera in lei l’attitudine che negli anni l’ha portata a schierarsi sempre con i deboli, gli emarginati e tutte le donne che ancora lottano per l’emancipazione. La Allende ci racconta le tappe del suo cammino, a partire dal raggiungimento dell’indipendenza economica, le relazioni tra sessi, la biografia sentimentale e professionale. E poi la terza età, ciò che significa per lei, donna pienamente liberata e convinta che i modelli imposti portino a una forma di pregiudizio contro la vecchiaia non dissimile dagli atteggiamenti sessisti e razzisti.

 

Viola Ardone, Oliva Denaro

E’ il 1960, Oliva Denaro ha 15 anni, abita in un paesino della Sicilia e fin da piccola sa – glielo ripete incessantemente la madre – che “la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia”. Le piace studiare e imparare parole difficili, correre “a scattafiato”, copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli “perché fanno venire i grilli per la testa”), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l’idea di avere “il marchese”, perché da quel momento in poi queste cose non potrà più farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio.

Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo per quel no.

 

Dina Lauricella, Il codice del disonore

“Se sei una donna di una famiglia di ‘Ndrangheta non puoi sbagliare, ogni atteggiamento contrario alle regole […] ha conseguenze dirette sul cognome che porti e pertanto, al fine di salvaguardare l’onore della ‘ndrina, o della famiglia, che sono la stessa cosa, non ci si pensa due volte a farti fuori e a far sparire il tuo cadavere. Apprendiamo quanto sia attuale l’omicidio d’onore […] grazie alla collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce che ha fornito ai magistrati tessere di un puzzle impossibile che […] hanno portato alla luce decine di casi di donne scomparse. Ragazze uccise dai propri padri, con l’assenso delle madri e con la complicità persino dei loro figli. Fatte fuori e dimenticate in un attimo. […] [Ma] grazie alle donne di questo libro […] piano piano [si sta] sgretolando il muro dell’omertà”. 

Questo libro nasce da un fenomeno recente di grande importanza: per la prima volta nella storia della ‘Ndrangheta le figlie e le mogli dei boss collaborano con la giustizia denunciando le loro famiglie. Lo fanno per strappare i propri figli a un ineluttabile destino criminale, ma soprattutto per sfuggire loro stesse al “codice d’onore” […], la vendetta che incombe sulle donne di ‘Ndrangheta che tradiscono il marito o la famiglia: la morte. Un rito feroce di cui i padri devono farsi garanti per rimediare “all’onta” subita, in nome di ciò che emancipazione, cultura e buonsenso definirebbero più come “codice del disonore”.