Il gender gap: un problema non ancora risolto. Percorso sul femminismo italiano

Articolo di Francesco Nardelli

“Forse è azzardato e radicale dire che gli uomini hanno fallito, ma certo non si può non tenere conto che la crisi attuale della nostra società, che è di valori, di rappresentanza, addirittura di democrazia, sia la crisi di un modello dalla gestione del quale le donne sono state assenti, o in posizioni estremamente marginali. Vogliamo dunque esserci perché la ricchezza della società è nel valorizzare il contributo di ogni persona e perché ogni persona ha il diritto-dovere di dare il suo contributo alla crescita della comunità”. Parole scritte non da una femminista militante, ma dalla democristiana Tina Anselmi, divenuta nel 1991 Presidente della Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna, già Deputata all’Assemblea Costituente, Ministra del Lavoro e della Sanità, che nel 1978 aveva varato la riforma del sistema sanitario italiano, allora all’avanguardia nel mondo.

A 30 anni di distanza dal 1991, siamo nel mezzo di una crisi sanitaria, ecologica, economica, sociale e psicologica senza precedenti, dalla quale i governi, compreso quello italiano, non sanno come uscire. In tale contesto le donne ˗ consapevoli delle carenze di un sistema politico, economico e sociale, governato quasi esclusivamente da uomini ˗ esigono di essere ascoltate, dando il proprio contributo di pensiero, proposte, azioni, ma talvolta vengono ancora messe da parte.

Al tema delle differenze e disuguaglianze di genere si collega strettamente quello della violenza contro le donne, che rappresenta un problema sociale di ampiezza globale. L’eliminazione della violenza contro le donne si configura come una sfida che tutti siamo tenuti ad affrontare con strumenti che vanno dalla normativa di tutela all’educazione alla differenza e quindi alla riflessione sulle dinamiche di decostruzione del ruolo maschile e di quello femminile.

Per una puntuale ricostruzione storica del processo attraverso il quale le donne italiane hanno lottato per l’eliminazione delle differenze di genere rivendicando il possesso di diritti civili, politici e sociali equivalenti a quelli degli uomini, si rimanda alla lettura del libro di Fiamma Lussana intitolato Il movimento femminista in Italia. Il volume ricostruisce le ragioni e il percorso del femminismo nella storia dell’Italia post-miracolo economico fino alla svolta degli anni Ottanta e Novanta, quando, dopo la stagione degli anni di piombo, il movimento femminista si ripensa orientandosi verso la conoscenza intesa come un metodo di indagine critica del passato e una pratica politica utile per cambiare il presente.

 

Fiamma Lussana, Il movimento femminista in Italia, Carocci, Roma, 2012

«Quella del movimento femminista è stata una rivoluzione copernicana: la sua sfida è stata “muoversi su un altro piano”, ovvero capovolgere il modo tradizionale di stare nella storia scegliendo la strada impervia di non adeguarsi all’ordine esistente, di non cicatrizzare ferite, di non far finta di niente, ma disordinare il mondo partendo dalla propria “nuda” soggettività, partendo da sé […] Di qui il rifiuto di tutte le costruzioni ideologiche, delle interpretazioni correnti, della storia come è sempre esistita. Il movimento femminista rifiuta la storia perché finora quella storia le donne non l’hanno abitata».