Liberati dalla violenza

 

Alessandro D’Avenia, Ciò che inferno non è

Don Pino Puglisi fu ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993. La sua colpa era stata quella di aver liberato dalla violenza della strada bambini e ragazzi, che altrimenti sarebbero diventati il braccio armato dei signori di Cosa Nostra. Don Pino aveva un programma semplice e chiaro: costruire una scuola media nel quartiere di Brancaccio e creare luoghi d’incontro in cui i giovani potessero scoprire che non era necessario intimorire gli altri per essere rispettati. La sua era una grande rivoluzione che partiva dai gesti di tutti i giorni, da quelle abitudini che potevano nel profondo mutare gli orizzonti di una generazione.

Alessandro D’Avenia riprende la storia di Don Pino, suo professore di religione al Liceo, e va oltre il fatto di cronaca per mettere in scena un universo di personaggi che saranno profondamente cambiati dall’incontro con Puglisi. Il lettore sa già come andrà a finire la vicenda del parroco; ciò che non sa, invece, è come gli altri personaggi reagiranno non solo all’evento della sua morte, ma al coraggio che contraddistinse la sua vita.

E noi quale coraggio abbiamo?

Un caleidoscopio di esistenze si agita nel libro: Riccardo, che vuole conoscere la via per il Paradiso; Totò, col sogno di diventare direttore d’orchestra; Giuseppe, il cui unico legame con il mondo fuori dal carcere minorile è don Pino; Lucia, giovane maestra che sogna di diventare regista; Serena, vittima del pizzo… E ancora e ancora… I ritratti dei ragazzi e dei bambini si mescolano con quelli dei malavitosi, efferati criminali che conoscono soltanto l’obbedienza e la paura.

Un consiglio prima che iniziate la lettura: cercate di superare le prime pagine, contraddistinte da un narcisistico accumulo di metafore, e, soprattutto, perdonate a Federico l’amore per Petrarca! Se ce la farete, entrerete in una realtà – romanzesca?- che finirà col chiedere anche a voi qualcosa. Le domande di Federico, forse, diventeranno le vostre. E magari scoprirete quella che per l’autore è stata la lezione più importante del suo professore: come possa essere sconfitta la violenza della mafia.

Chiara Gasperini