Consigli di lettura – Le mafie pugliesi e i loro traffici criminali – aprile 2022

Selezione a cura di Francesco Nardelli

Andrea Apollonio, Sacra corona unita: riciclaggio, contrabbando. Profili penali economici del crimine imprenditoriale

Il libro analizza il processo di formazione e consolidamento dell’endiadi criminosa che ha caratterizzato, e in parte caratterizza ancora, la sanguinaria mafia pugliese, spiegandone le ragioni di potenza capitalistica. La Puglia, un tempo definita insula felix, d’un tratto si è ritrovata preda di una mafia tanto cruenta e stragista quanto affaristica e imprenditoriale, vascolarizzata fin nelle viscere del tessuto sociale. Qui si è consumato, a partire dagli anni Ottanta e fino alle soglie del nuovo millennio, e in una singolare commistione tra genesi improbabili di formazioni criminali, affaccio diretto su territori dominati da malavita e anarchia (l’ex Jugoslavia degli anni Novanta) e talvolta anche ampio consenso sociale (il contrabbando diverrà una reale e concreta alternativa alla disoccupazione in molte zone del Salento), il più evidente completamento tra le condotte di contrabbando e riciclaggio mai verificatosi, una complessa attività criminale che la Sacra corona unita ha rapidamente tramutato in seria minaccia all’intera economia nazionale.

 

Mara Chiarelli, Sacra Corona Unita. I camaleonti della criminalità italiana

Una mafia di serie B, un fenomeno non preoccupante, addirittura la “quarta mafia” in ordine di importanza. Ed è così che, grazie alla poca attenzione e alla scarsa considerazione, la Sacra Corona Unita ha saputo espandersi e radicarsi in tutto il Salento, stringendo accordi con i clan della camorra, di cosa nostra e della ‘ndrangheta. Ha saputo infiltrarsi nella politica, nelle aste giudiziarie e imporre la sua supremazia in tutti i traffici illeciti che passano da una delle più belle regioni d’Italia, che oggi è in mano agli eredi di “nonno” Rogoli, il fondatore della Scu. Mara Chiarelli, con la precisione della sua cronaca giudiziaria e con il coraggio in cui intinge la sua penna, restituisce in modo organico e impreziosito da interviste esclusive agli inquirenti, un quadro d’insieme degli affari e del sistema sociale della Scu. Dalla droga alle estorsioni, dalle scommesse alla green economy; Anna “morte” e le altre donne dei clan, le nuove leve, i “nipotini di Riina”. Il racconto, rigoroso e documentato, di come dal tacco d’Italia la Sacra Corona Unita possa, da un momento all’altro, spiccare il grande salto, mentre tutti continueranno a considerarla “inferiore”.

 

Nicolangelo Ghizzardi, Arturo Guastella, Taranto tra pistole e ciminiere. Storia di una saga criminale

Il volume si configura come un viaggio guidato negli anni peggiori di Taranto per svelare tutte le vicende criminose, i traffici illegali e i misteri della città pugliese. Gli autori sottolineano con chiarezza come l’emergere nell’entroterra tarantino di una delinquenza non più “tradizionale”, non più individuale, di fatto, incontri poca resistenza negli apparati dello Stato che, al pari della classe dirigente locale, minimizzano, sottovalutano, rimangono sostanzialmente a guardare. Tutto ciò in una città “industrializzata e mai industriale”, notazione che sta a significare come il centro siderurgico e quanto ne è seguito (poco purtroppo) non siano serviti a dare a Taranto una riconoscibile e attiva cultura industriale.

 

Nisio Palmieri, Criminali di Puglia. 1973-1994: dalla criminalità negata a quella organizzata

“La criminalità organizzata pugliese nata negli anni ’80 come ‘filiazione della camorra’, ha ereditato alcuni caratteri ‘arcaici’ delle mafie in un’ottica d’innovazione e autonomia, favorita anche dall’affermarsi all’epoca delle politiche neoliberiste, dall’espansione dei mercati (e del corrispettivo allargarsi delle zone grigie tra il legale e l’illegale) e, più in generale, da quell’ideologia del profitto che avrebbe mutato non solo i volti delle città ma i costumi dei cittadini.
Nisio Palmieri racconta l’insediarsi e l’espandersi di questa piaga criminale in una terra da sempre crocevia di civiltà e di scambi, fertile di ricchezza umana e sociale, capace di lasciare segni profondi nei più diversi ambiti, dall’associazionismo alla cultura, dall’imprenditoria all’accoglienza.
Ciò che mi preme sottolineare è come l’analisi della trentennale attività criminale proceda di pari passo con la denuncia delle sottovalutazioni, dei ritardi e non di rado delle collusioni in ambito politico, economico, amministrativo (il che non impedisce all’autore di riconoscere i meriti e l’impegno, ad esempio quelli di tanti magistrati ed esponenti delle forze di polizia)”. (Dalla Prefazione di don Luigi Ciotti).

 

Rosario Tornesello, Tacco e tabacco. Criminalità e contrabbando: il caso Brindisi

Nel volume il giornalista e sociologo Rosario Tornesello analizza il contrabbando mettendo in evidenza come uno degli elementi forse più interessanti di tale fenomeno nel Brindisino era connesso con la sua sostanziale accettazione. Il contrabbandiere non era, ovviamente, un eroe cittadino, eppure la sua figura non appariva negativamente connotata, anche in ragione del fatto che le attività di contrabbando consentivano la creazione di un indotto che permetteva a molte famiglie di sopravvivere. L’autore sottolinea anche la stretta interrelazione tra criminalità organizzata e contrabbando in Puglia, regione situata in una posizione strategica e perciò fortemente esposta al traffico di tabacchi lavorati esteri prima, di armi, droga, clandestini poi. Parlare di contrabbando implica quindi la necessità di definire i caratteri principali del crimine in Puglia negli ultimi tre decenni, i rapporti di contiguità e i conflitti tra mafie tradizionali e mafie locali, tra contrabbandieri e mafiosi, tra interessi locali e capacità di infiltrazione nelle economie illegali di altri paesi, soprattutto i balcanici.