Il recensore: Gianluca Lenzini
La mia valutazione (da 1 a 5) e perché mi è piaciuto (o no): 4
Il libro risulta piacevole alla lettura e scorrevole grazie al linguaggio semplice e prevalentemente in forma diretta. Trovo la trama eccessivamente surreale, ma in questo surrealismo c’è la volontà da parte dell’autrice di denunciare come oggi il genere umano sia pronto a tutto pur di ottenere attenzione, successo, audience e di conseguenza profitto.
A cosa assomiglia:
non trovo somiglianze con alcun libro che ho letto fino ad ora, trovo affinità soltanto con un film che ho visto, “The Truman show”
Di cosa si parla:
Il libro parla di un reality show chiamato ‘Concentramento’. I fatti raccontati nel libro fanno riferimento a ciò che successe nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale, con la differenza che i prigionieri sono stati scelti casualmente nelle strade di Parigi e che ogni fatto è ripreso dalle telecamere e mostrato in TV. Il programma televisivo è sin da subito molto seguito, ma il picco degli ascolti si ha quando viene introdotto il televoto che permette al pubblico a casa di condannare a morte uno dei prigionieri.
Frasi da ricordare:
“Il nome è la chiave della persona. È lo scatto delicato della sua serratura, quando si vuole aprire la porta. È la musica metallica che rende possibile il dono.”
A chi potrebbe piacere?
Consiglio questo libro alle persone che amano leggere libri di attualità, perché secondo me fa riflettere molto sui problemi della nostra società e soprattutto su quanto la cronaca del dolore attiri la morbosa attenzione di chi usa i media.
Foto: pxfuel