Giovanni Falcone e la strage di Capaci

 

Giovanni Falcone nasce a Palermo il 20 maggio 1939.

Dopo aver frequentato il Liceo classico decide di fare una breve esperienza presso l’Accademia navale di Livorno.

Tornato a Palermo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dove si laurea nel 1961.

Vince il concorso in magistratura e inizia a lavorare prima a Lentini e poi a Trapani.

Nel 1980 viene chiamato a Palermo e il magistrato Rocco Chinnici gli affida le indagini contro il boss Rosario Spatola.

Tre anni dopo, il 29 luglio 1983, Chinnici è ucciso con la sua scorta, in un attentato mafioso; lo sostituisce Antonino Caponnetto, il quale ricostituisce e potenzia il “pool antimafia”, una squadra di magistrati pronta a combattere la criminalità organizzata, formato, oltre che dallo stesso Falcone, anche dai giudici Di Lello, Guarnotta e Paolo Borsellino.

Nel 1984 inizia l’interrogatorio del pentito Tommaso Buscetta, interrogatorio che segna una svolta nelle indagini sull’organizzazione criminale denominata Cosa Nostra.

Nell’estate dell’85 vengono uccisi due funzionari di polizia, Ninni Cassarà e Giuseppe Montana, stretti collaboratori di Falcone e Borsellino. Si inizia a temere per l’incolumità dei due giudici, e si decide di mandarli sull’isola dell’Asinara per terminare il lavoro per il maxiprocesso dell’86-87.

Il 16 dicembre 1987 dopo 349 udienze, 1.314 interrogatori, 635 arringhe difensive, il maxiprocesso istruito da Falcone si conclude con 28 ergastoli e 4.676 anni di carcere inflitti ai maggiori boss della mafia siciliana.

Per vendicarsi delle condanne subite, la mafia tenta di uccidere una prima volta Giovanni Falcone il 20 giugno del 1989 piazzando una bomba in una villetta al mare nei pressi di Mondello, dove il giudice si era recato per qualche attimo di tranquillità. L’attentato dell’Addaura fortunatamente fu sventato, ma le minacce continuarono ad arrivare.

Le continue minacce di morte da parte della mafia, l’invidia di alcuni colleghi magistrati che mal sopportano i suoi successi, i ripetuti attacchi che gli muovono politici locali e nazionali, portano Falcone ad accettare l’incarico che gli viene offerto dal Ministro della Giustizia Claudio Martelli.

All’inizio degli anni ’90 si trasferisce a Roma convinto che da lì sarebbe stato più facile far approvare le leggi che avrebbero poi consentito a magistrati e poliziotti di attivarsi contro la mafia.

Cosa Nostra decide di andare ad ucciderlo a Roma e prepara nei dettagli l’attentato.

Quando tutto sembra ormai pronto, Totò Riina, il capo dei capi, decide che Falcone deve essere ucciso in Sicilia per dimostrare a tutti che in quelle terre sono sempre gli uomini d’onore di Cosa Nostra a comandare.

Sabato 23 Maggio 1992, Giovanni Falcone parte in aereo da Roma con sua moglie. Sono diretti a Palermo per trascorrere un periodo di riposo.

Ad attenderli il terribile agguato che porterà alla morte del giudice, della moglie e di tre agenti della scorta.

28 anni fa: sabato 23 maggio 1992

Ore 16:40

Decolla dall’aeroporto di Ciampino, a Roma, un aereo con a bordo il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo.

Dopo poco più di un’ora, alle 17:43, atterrano in Sicilia, a Punta Raisi.

Ad attenderli 3 auto blindate con la scorta.

Ore 17:48

Il giudice si mette alla guida di una Croma bianca con a fianco la moglie e dietro l’autista. Davanti e dietro, le auto con gli agenti di scorta.

Dall’aeroporto qualcuno avverte i killer che il giudice è partito e tra poco sarà sull’autostrada in direzione di Palermo.

Ore 17:52

Le tre auto blindate viaggiano velocissime, a breve distanza l’una dall’altra.

La Croma marrone che precede quella di Falcone è guidata dall’agente Vito Schifani. Al suo fianco il Capo Scorta Antonio Montinaro. Sul sedile posteriore l’agente Rocco Dicillo. Dietro l’auto di Falcone, a sirene spiegate, la Croma blu con gli altri quattro poliziotti.

Ore 17:58

L’Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Monte Erice registra un evento sismico in Provincia di Palermo. L’epicentro è a Capaci.

Ma non si tratta di un terremoto.

Un tratto dell’autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci è stato fatto esplodere con oltre 5 quintali di tritolo proprio mentre le auto di Falcone e della sua scorta transitavano a grande velocità.

La prima Croma blindata viene investita in pieno ed è catapultata in aria finendo accartocciata in un vicino uliveto. I 3 poliziotti muoiono sul colpo.

L’automobile di Falcone urta contro un cumulo di cemento, asfalto e rocce che si è creato dalla voragine provocata dall’ordigno.

Quando arrivano i soccorsi Francesca Morvillo respira ancora, anche se ha perso conoscenza. Malgrado gli sforzi dei medici che la operano a Palermo, muore intorno alle 22:00 per le emorragie causate dalle lesioni interne.

Giovanni Falcone, estratto dalle lamiere dai Vigili del Fuoco e trasportato d’urgenza in ospedale, muore alle 19:05 a causa del trauma cranico causato dall’impatto contro il parabrezza.

L’autista Giuseppe Costanza che si trovava nella macchina con il giudice, rimarrà in prognosi riservata per 30 giorni ma si salverà.

Gli agenti della terza automobile (Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo), seppur feriti, riusciranno tutti a sopravvivere all’attentato.

Di seguito, il link all’edizione straordinaria del Tg1 del 23 maggio 1992, in cui si annunciava la strage di Capaci:

https://www.youtube.com/watch?v=f3W9uRPX0J4

Giovanni Callori, Responsabile LIBERA Pisa – Scuola & Formazione – https://www.libera.it/