Una graphic novel su Peppino Impastato

M. Rizzo- L. Bonaccorso, Peppino impastato. Un giullare contro la mafia.

Il libro di cui voglio scrivere oggi è una graphic novel. Ma non chiamatela semplicemente fumetto! Consiglio il testo ai ragazzi delle quarte o delle quinte, sia per l’argomento sia per il modo della trattazione. Alcune pagine, proprio secondo l’intenzione dell’autore, giungono come “un pugno allo stomaco per il lettore. La cruda dimostrazione che la mafia non è un’entità astratta di cui si parla al cinema o nei fumetti“.

Vi si racconta la storia di Peppino Impastato, privato cittadino, che sin dai diciassette anni s’impegnò politicamente, lottando contro la mafia siciliana. Dal 1976 condusse una “non trasmissione” satirica su Radio Aut, radio libera autofinanziata. La sua attività di denuncia gli costò, a trent’anni, la vita: fu straziato da una carica di tritolo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani, nello stesso giorno in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro, il 9 maggio 1978.

Tuttavia, solo nel 2002, Peppino ha ricevuto definitiva giustizia ed è stato liberato dalla falsa pista che voleva archiviare la sua morte come un attentato brigatista, messo in atto da lui stesso, e finito male.

La storia di Peppino, a distanza di quarantanni fa ancora paura. Non ha ancora perso la sua carica eversiva e ribelle, perché, come ci dice nell’intervista l’amico e collaboratore Salvo Vitale, Peppino lottò strenuamente contro ogni forma di ipocrisia.

La graphic novel attraverso falsh back, con un tempo che si interrompe continuamente per chiarirsi o, forse complicarsi, ripercorre le tappe principali dell’attività di Impastato, in una narrazione che pone al centro le contraddizioni e la forza di un ragazzo che si ribellò alla tradizione mafiosa della propria famiglia.

Familismo amorale. Una definizione discussa e discutibile, con cui però chi si approccia alla storia d’Italia ha il dovere di confrontarsi. E Peppino rappresenta il coraggio di chi alzò lo sguardo e andò oltre.

Chiara Gasperini