Andar per ottave in biblioteca: una sfida

Tra i vari tesori presenti nelle biblioteche della rete Bibliolandia, e anche nella nostra, c’è la collana della Letteratura Italiana Ricciardi. Si tratta di una raccolta tematica e cronologica di testi della letteratura italiana dalle origini al primo novecento, per 54 volumi e 63.800 pagine (oggi editi dalla Treccani). Ogni volume è stato curato da studiosi del calibro di Natalino Sapegno, Gianfranco Contini, Benedetto Croce, Cesare Segre e tanti altri.

Non c’è proprio tutto (per quanto ampia, si tratta sempre di una selezione), ma la raccolta è talmente ricca che è possibile ritrovarci non solo tanti classici, ma anche materiali rari o difficili da recuperare altrimenti. In questa occasione, sono andato a spulciare una categoria particolare di testi poetici: quelli in ottave. E ne ho trovati parecchi, alcuni più famosi, altri meno. Tra tutti i vari materiali ne ho scelti alcuni che mi hanno particolarmente colpito. Sono quelli citati più avanti e sono loro ad essere al centro della sfida.

Una cosa va sottolineata: nonostante la veste formale di questi testi sia assolutamente identica (tutti raccontano storie, e tutti lo fanno con queste strofe da otto versi in schema ABABABCC), essi sono assai diversi tra di loro: sono di mano, epoca, intenzione e stili diversi. E il fatto che talvolta trattino temi molto simili finisce per accentuare le differenze, invece di annullarle.

Uno è decisamente eroico; un altro è lezioso e divagante, ma prezioso; un terzo è popolare; un quarto è colto, ma agile e piacevole. C’è  quello che non è proprio di cultura “alta”, anzi è popolare, ma ha qualche ambizione. Uno si distingue per solennità e gravità.

Per essere più precisi, ecco l’elenco delle opere da cui sono tratti i brani:

-Ludovico Ariosto, “Orlando Furioso“, in cui l’epica cavalleresca rinascimentale si fa ironica e sorniona, ma anche creativa e fantasiosa;
-Torquato Tasso, “Gerusalemme Liberata“, capolavoro solenne, epico, tragico, cupo, classicamente contro-riformistico;
-Anonimo, “La Spagna“, poema popolare, ma non privo di qualche occhieggiamento al mondo cortese;
-Giambattista Marino, “Adone“, trionfo della poesia barocca preziosa, artificiosa, arguta, inventiva e determinata a suscitare stupore e meraviglia nel lettore.
-Un cantare di origine popolare, il “Gibello“, poema “da strada”, vivace ma ingenuo e un pochino rozzo rispetto alle opere di cultura alta e di corte.

La sfida del titolo è semplice: riuscite ad abbinare ogni testo al suo autore e alla sua opera? Riuscite a leggere e valutare lo stile e i toni di ogni testo? Considerate che tre di questi testi trattano di un assedio: potete cominciare a confrontare quei tre. Un altro è comunque di argomento guerresco, anche se  non parla specificamente di un assedio. Uno, infine, è piuttosto eccentrico rispetto agli altri (e anche questo è un….aiuto).

Per aiutarvi: la poesia colta, cortigiana e raffinata, tende ad avere un uso più sottile e vario delle figure retoriche (metafore, similitudini, ecc.); è più varia di quella popolare e sa presentare personaggi più sfaccettati e strutturati, con diversi cambi di scena e punti di vista; la poesia popolare è più lineare, stereotipata e meno variata, quindi più semplice e ripetitiva; lo stile alto e sublime invece è sonante, dal ritmo lento e spezzato, senza cedimenti all’ironia e sempre molto serio. La poesia barocca, infine, ama tutto ciò che è elegante, ingegnoso, stupefacente, a costo di essere complicata.

Ovviamente queste definizioni sono assai sintetiche. Per approfondimenti e spiegazioni, ci sono il vostro docente e i vostri libri di testo. Ma la cosa migliore da fare è sempre la stessa: leggere.  Se volete imbrogliare, vi basta una googlata per trovare gli autori o le opere di origine…ma non vi aiuterebbe a capire e a motivare le vostre attribuzioni.

Ecco infine i testi:

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(Foto: Rauschenberg sy Pixabay)

(Testo scritto dal prof. Rocchi)